Madaraka Day

Oggi, 1° giugno, è un giorno importante in Kenya perchè ricorre il “Madaraka  Day”, festa nazionale per commemorare il giorno in cui il Kenya ha raggiunto l’indipendenza dai coloni britannici. È una delle tre feste nazionali che sono state create ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione del 2010.

I keniani generalmente celebrano questa sentita ricorrenza in modo tradizionale, riunendosi in migliaia in un luogo scelto per l’evento. C’è la parata dei militari, ci sono cantanti e gruppi di ballo che animano la giornata, ma indubbiamente il momento più sentito è il discorso del Madaraka da parte del Presidente. Viene ricordato, in modo solenne, quali e quante lotte per la libertà nel Paese ci sono state nel passato, e tocca questioni attuali che stanno colpendo il Paese, come la corruzione. A chiusura delle celebrazioni viene di solito cantato l’inno nazionale. 

Ma per poter apprezzare a pieno le celebrazioni di questa giornata, bisogna dare un occhio a cosa c’è dietro.

La storia coloniale del Kenya può essere fatta risalire al 1885, quando i tedeschi invasero la costa del Kenya che in precedenza aveva occupato il Sultano di Zanzibar. Cinque anni dopo, nel 1890, la Gran Bretagna conquistò il territorio tedesco e nel 1895 fondò il Protettorato dell’Africa orientale. I coloni britannici iniziarono ad arrivare nel paese in gran numero e occuparono i migliori e fertili distretti agricoli che appartenevano ai nativi . Solo alcuni dei coloni si trasferirono nelle parti settentrionali del Kenya a causa dell’aridità dei terreni della savana, e questo è uno dei motivi che ha permesso a popoli come i Samburu di conservare molte delle sue tradizioni, “pagando” però dazio nel non riuscire a svilupparsi come altre aree del paese.

Il 1920 vede il Kenya diventare ufficialmente colonia della Gran Bretagna. Le controversie sulle proprietà terriere erano frequenti, i locali non accettavano sempre di buon grado il farsi depredare le proprie ricchezze, e ciò portò alla ribellione di Mau Mau che mise il paese in uno stato di emergenza nel periodo che va dal 1952 al 1959. La fine della politica di apartheid nel 1944 ha spianato la strada alla nomina di alcuni funzionari africani locali nel governo. Tuttavia, si è dovuto aspettare il 1957 per avere le prime elezioni nel paese. Jomo Kenyatta, primo storico e amatissimo presidente del Kenya, venne eletto dal Kenya National African Unione ebbe il compito di formare il primo governo. 

Il 1 ° giugno 1963, il paese raggiunse l’indipendenza dopo l’elezione di Kenyatta a primo ministro. Il paese è riuscito a raggiungere la piena indipendenza dai coloni britannici il 12 dicembre 1963. Cinquantasette anni dopo, il paese è cresciuto e attualmente, a ricoprire la carica di Presidente, è il figlio di Mzee Jomo Kenyatta, Uhruru.

E così, da quel 1° giugno 1963, il discorso al paese del Presidente, dal podio dell’Uhururu Gardens, è ogni anno un evento che eccita le folle tanto che in più di una occasione, così come la prima volta, la polizia ha faticato a contenere l’entusiasmo della gente.

Quest anno, a causa della pandemia mondiale attualmente in atto, per la prima volta le celebrazioni di questo giorno di festa così sentito nel paese saranno “virtuali”, cioè svolte in assenza di pubblico, che potrà godere soltanto da casa, grazie ad una eccezionale copertura multimediale dell’evento.

Si comincerà alle 8 del mattino, dove le forze di difesa del Kenya organizzano uno spettacolo allo stadio Nyayo per culminare nel discorso dal vivo del Presidente Uhuru Kenyatta della State House di Nairobi.

Diversi gli appelli affinché la gente resti a casa in un momento così delicato, e per permettere a tutti di godere di uno spettacolo unico, i cieli della città saranno solcati dalle pattuglie acrobatiche dell’Esercito Kenyota.

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