Speranza e paura

«Speranza e paura sono separate da una linea sottilissima, ma per fortuna ciascuno di noi può decidere da che parte stare». Amos Oz

Sono finalmente sull’aereo che, dopo due anni forzati di stop a causa del COVID, mi riporta verso il Kenya per la nona volta, dal 2011 ad oggi.
Ho pochi giorni a disposizione, sarà un viaggio insolitamente corto per me, di sole 2 settimane, ma sentivo il bisogno di farlo.
A chi mi ha chiesto quale fosse il mio stato d’animo in questi ultimi giorni, se fossi eccitato dall’idea di tornare dai Samburu, ho sempre risposto che, come mi accade sempre, vivo la vigilia della partenza in modo controverso…. Da un lato c’è indubbiamente la voglia di riprendere il filo di un discorso che, mio malgrado, si è interrotto nel 2019, la SPERANZA di reincrociare il mio sguardo con quello delle centinaia di bambini che ho conosciuto grazie a questo piccolo progetto, e dall’altro la PAURA, forte, di vedere, una volta arrivato, che tanti sforzi fatti durante questi anni siano stati vanificati dalla lunga assenza e dalla pandemia.

Più di una volta, in questo lungo periodo di quasi 3 anni, mi sono posto la domanda se fosse giusto andare avanti, continuare a spingere sull’acceleratore dell’entusiasmo, o se avesse più senso usare il freno della razionalità, perché queste cose o si fanno per bene, o forse è meglio non farle proprio, perché mettere su un progetto significativo e utile nel terzo settore sia qualcosa di più grosso di me.

E allora ecco il motivo di questo viaggio, che affronto da solo, con i miei soliti 60 kg abbondanti di bagaglio e tanti tanti pensieri, in cerca di quelle risposte che devono indicarmi il cammino da seguire in futuro…

La mia nuova SPERANZA è quella di aver imparato dagli errori del passato, è quella di non aver PAURA nel chiedere aiuto, e soprattutto quella di trovare le risorse, principalmente economiche, per far sì che un progetto che sulla carta, a detta di molti, può essere vincente, diventi qualcosa di più consolidato, qualcosa che mi faccia guardare al futuro con maggiore serenità e consapevolezza che tutto il lavoro fatto, tutti i semi sparsi, siano pronti a dare frutti e non siano stati spazzati via dal vento.

“Non puoi commettere lo stesso errore due volte. La seconda volta che lo fai, non è più un errore, è una scelta.”

E allora penso che se tra un anno sarò ancora su un aereo, per la 10 volta, verso la mia amata terra africana, sarà perché avrò imparato e avrò messo a frutto i miei errori e la mia esperienza, altrimenti la “stella” del decimo viaggio probabilmente non arriverà, ma resterà la consapevolezza di aver fatto, dal 2011 ad oggi, una esperienza di vita unica, che mi ha fatto sorridere come mai nella vita, ma mi ha anche saputo mettere alle corde.

Per questo motivo questi 15 giorni avranno un sapore speciale…

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