Sapete perché, quando ho deciso di iniziare un progetto di volontariato e ho dovuto “fondare” una associazione, ho affiancato la parola Smile a quella Samburu?
Contrariamente a quanti monti pensano, lo “Smile” non è quello che il nostro progetto vorrebbe regalare ai ragazzi e le ragazze Samburu che beneficiano dei nostri aiuti, ma è il mio, e quello dei volontari che in passato sono venuti con me, quando ci rendiamo conto di quanto sappiano essere felici con poco da queste parti i giovanissimi.
Il sorridere fa parte del loro modo di essere, sono positivi, affrontano le difficoltò della quotidianità con uno spirito che io quando sono in Italia, non sono mai riuscito ad avere… e invece quando sono qui mi lascio contagiare da loro, e vivo meglio.
E allora anche oggi il mio racconto parte dalla fine, dalla mia visita pomeridiana alla Gir Gir Primary School, una scuola pubblica confinante con la missione Cattolica dove sono alloggiato, e che “conta” più di 900 studenti (oggi mi hanno detto addirittura quasi 1000) divisi in una 15ina di classi, sugli 8 anni di frequenza.
Quando mancava poco più di 15’ alle 4 del pomeriggio, rientrando verso la missione affamato e assettato dopo 8 ore di lavoro “tosto” di cui vi parlerò dopo, non ho potuto non sentire il “chiasso” che arrivava dalla scuola, e così ho deciso di andare a fare un giro: tra le 3:10 e le 4:10 infatti i ragazzi sono “liberi” e si riversano fuori dalle classi organizzandosi il loro tempo, una sorta di ricreazione pomeridiana.
Armato della macchina fotografica e del cellulare, mi sono “infiltrato”.
Inizialmente quelli che non erano coinvolti nei giochi mi guardavano con aria perplessa, ma c’è voluto ben poco a rompere il ghiaccio, e in men che non si dica in tanti si divertivano a mettersi in posa per farsi fotografare, curiosi di rivedersi nel display della macchina fotografica.
Quando si è fatta l’ora di tornare in classe per riprendere le lezioni, molti di loro hanno cercato di trascinarmi verso la loro classe, orgogliosi di mostrarmi il loro banco, i loro libri, o semplicemente per far “amicizia”.
Ho passato oltre mezz’ora in una delle tre classi 8a, rispondendo a tante domande e tante curiosità, soprattutto sul nostro paese.
Poi alcuni più giovani, che erano ancora liberi, mi hanno voluto portare verso l’area dei dormitori, che è sempre la parte più “triste” per me, perché mi chiedo sempre come sia possibile mettere a vivere dei ragazzi e delle ragazze di meno di 10 anni in quelle condizioni…
Ma forse è solo un problema mio, nostro, una percezione tutta occidentale, perché per loro è una gioia poter vivere insieme agli altri, avere un letto, e non la vedono come una cosa negativa.
Ho scattato qualche foto, che vi mostro più per rendervi partecipe della gioia che avevano nel mostrarmi la loro “casa” che per intristirvi.
Quando sono venuto via, verso le 6, in molti mi hanno chiesto di ritornare anche domani perché mi volevano ancora nelle loro classi, per fare lezione di italiano (e per insegnarmi qualche parola di swahili) ma sopratutto per passare un pò di tempo assieme!
Riesco sempre a sorprendermi di come questa ragazzi sappiano affrontare le difficoltà che la vita gli riserva, ma poi ripenso a come tutto sia relativo, e che a volte noi ci facciamo condizionare da aspetti che ci appaiono primari anche quando non lo sono.
E proprio per questo stamattina ho iniziato la giornata cercando di vivere diversamente uno di quei momenti che solitamente mi mette in crisi, il momento delle “scelte”.
Sin da quando ho iniziato a “costruire” questo progetto, ho sempre dovuto combattere con budget molto limitati, e quando decidevo di spendere dei soldi che poi il tempo mi ha fatto capire che erano stati spesi male, l’ho vissuto come una sorta di fallimento.
Ma questa volta non voglio che questa “negatività” mi condizioni.
Ieri, nell’incontro con i basketballers, è emersa forte la necessitò di sistemare il campo da basket che gli è stato recentemente “donato” da un amministratore locale…
Si sa, tutto il mondo è paese, e quindi per accaparrarsi qualche “simpatia” l’MCA, membro del parlamento locale, si è adoperato per realizzare un campo in asfalto su un area fuori dalla missione, ma il campo è stato lasciato a metà, non essendo state ancora completate tante parti del progetto, come invece era stato promesso.
E allora ho deciso di comprare la pittura necessaria a dipingere linee e aree, e relativi pennelli, ma soprattutto ho pensato di creare delle protezioni a fondocampo per far si che i palloni non vadano continuamente verso spine e sassi, perché altrimenti si bucherebbe un pallone ad allenamento.
Avevo in mente dei pali che sostenessero una rete di nylon alta 3-4 metri, e lunga tutto lo spazio dietro la linea di fondo, ma tanto per cambiare mi sono scontrato con la problematica più comune da queste parti, ossia la reperibilità dei materiali….
Quella che da noi sarebbe stata una rete facile da trovare e probabilmente anche economica, qui è qualcosa di sconosciuto, e quindi abbiamo dovuto virare su una costosa e complessa rete metallica, e tra l’altro per raggiungere una altezza decente (ogni “roll” è lungo 18 mt e alto 1,5 mt) abbiamo pensato di metterne due file, una sopra l’altra.
Al campo a lavorare eravamo in tanti, almeno una decina, anche se avevamo pochi attrezzi a disposizione.
Coinvolgere i ragazzi nella messa in opera delle reti di protezione, e nella pitturazione del campo, è stata mirata, perché se è vero che i materiali non sono stati acquistati da loro ma donati da Samburu Smile, vorrei che attraverso il lavoro di manodopera si rendano conto che gli è costato della fatica, e che devono prendersi cura di quello spazio come se fosse frutto del loro sacrificio, e non come una donazione qualsiasi.
Tutto questo, dal punto di vista economico, non è costato poco, ma almeno i palloni sono più protetti dalle forature e ragazzi e bambini potranno allenarsi usando 4-5 palloni per volta e non solo 1 come avviene solitamente!
Domani c’e da completare il lavoro, perché oggi abbiamo “protetto” solo un canestro…
In tanti avete chiesto come essere d’aiuto da lontano, e allora ho pensato, per quanto sia uno a cui non piace chiedere aiuto, che se volete potete aiutarmi contribuendo a questi lavori, che magari non saranno fondamentali a cambiare la vita di questi ragazzi, ma di sicuro li aiuteranno ad essere più responsabili e sentirsi parte di un progetto, quello di Samburu Smile, che è stato sempre maggiormente indirizzato ai giovanissimi, ma che per “decollare” ha forse bisogno proprio di questi ragazzi che devono vedere nello sport (e in noi) una opportunità di crescita, per affrontare la vita con la stessa positività che avevano quando erano alla Primary School e che forse oggi hanno un po’ perso di fronte ai primi ostacoli che la vita gli sta riservando.
Qui sotto vi lascio le coordinate dove eventualmente potete far arrivare i vostri contributi:
bonifico intestato a SAMBURU SMILE:
IBAN: IT37V0306909606100000160267
PAYPAL: info@samburusmile.org
A domani, sperando di non avervi annoiato!








































