Pensieri sparsi da Suguta

1 luglio – 1 agosto… oramai è un mese esatto che sono qui in Kenya, ed una settimana che sono a Suguta!
Di cose dal mio arrivo ne sono successe tante, alcune sono riuscito a raccontarvele, altre no, magari lo farò nel tempo… però qualche considerazione é giusta farla!
Io non so se il mio progetto sia “sensato” o meno: la mia idea, il mio desiderio è quello, oltre che restituire (o forse far scoprire) ad alcuni ragazzi la dimensione del gioco, di raggiungere un obiettivo un po’ più profondo, e cioè di dare loro la possibilità di costruirsi, attraverso lo sport e le proprie capacità, un futuro migliore, guadagnandosi da se quelle borse di studio che il governo elargisce agli studenti più meritevoli.
Ovviamente lo sport vuole essere non solo il mezzo, ma anche la motivazione a studiare di più, a migliorare l’inglese, a sviluppare un pensiero logico, ad abituarsi alle regole “non scritte” del gruppo, visto che qui, nella cultura locale, chi è allievo subisce gli ordini, spesso coercitivi, di chi insegna, e soprattutto, senza coercizione, non si avverte il bisogno di seguire le regole imposte.
E a capire che nella vita non si può andare avanti solo grazie ai regali…
Purtroppo, più per colpa di chi mi ha preceduto che del popolo africano stesso, quando c’è un bianco si pensa che tutto sia dovuto, GIVE ME MONEY, GIVE ME A BALL, e non si ha cura di ciò che viene loro dato, perché non fa parte della loro educazione.
Quando si commette un errore, poi, è davvero difficile assumersi la responsabilità. O rimediare.
I tabelloni, fissati dopo la mia partenza la scorsa estate, sono 15 cm più bassi del dovuto, con il conseguente risultato che gli anelli sono troppo bassi, nonostante avessi lasciato adeguate indicazioni.
Nello scorso dicembre “qualcuno” si è tirato giù l’anello dal canestro, spezzandolo in due parti. Beh, nessuno, in questi 6 mesi, mi ha detto nulla, e per tutto questo tempo il “mezzo anello” è rimasto lì, attaccato al tabellone, senza che nessuno intervenisse, e senza che nessuno potesse utilizzare quella metà campo.
Ovviamente tutti sanno chi è stato, ma nessuno ha provveduto a rimediare, fino a che al mio arrivo ho dovuto prender la scala, smontare l’anello, portarlo a Maralal per farlo saldare e rimetterlo apposto… da quando l’ho fatto il campo è pieno di gente che gioca, e sono sicuro lo sia stato anche prima, ma solo nell’altra metà campo, perché nessuno, giovane o adulto, si sia preoccupato di rimediare con una spesa di pochi euro.
Anche per questo motivo da quest anno sto insistendo molto affinché chi aderisce al programma delle Basketball Academy, oltre gli allenamenti di pallacanestro debba anche seguire una lezione settimanale di LIFE SKILLS, quella che da noi veniva una volta chiamata EDUCAZIONE CIVICA e che io chiamo semplicemente il SAPER VIVERE NEL RISPETTO DEL PROSSIMO.
I bambini Samburu (parlo di loro perché sono quelli che conosco meglio, ma credo un po’ ovunque sia così) sono profondamente diversi quando sono da soli e quando sono in presenza di adulti… da intrepidi e coraggiosi diventano timorosi, mortificati, e quando sbagliano le prendono di santa ragione (a volte anche quando non sbagliano, nel dubbio, gliele danno lo stesso.
Chi è più grande prevale sempre su chi è più piccolo, l’uomo sulla donna, il ricco sul povero, e così via…
Ovviamente questo processo di cambiamento richiede tempo, pazienza, collaborazione e non sempre viene compreso o visto di buon occhio dagli adulti, e da chi mantiene il “controllo”, perché loro stessi sono cresciuti in questo sistema ritenuto “educativo”.
In questa settimana sono riuscito a completare il campo che tanto mi ha fatto dannare lo scorso anno, ci sono voluti 12 mesi di troppo, il cemento non è come vorrei, in diverse parte la sabbia sta venendo già fuori, e non è nemmeno riparabile a meno di sfasciare nuovamente tutto e ripartire daccapo.
Il manager della Scuola Tecnica che lo scorso anno si è incaricata dei lavori è stato licenziato per incapacità, la Scuola ha un debito con me di circa 2000 euro per dei soldi che ho anticipato lo scorso anno per ricomprare dei materiali andati sprecati, e in generale ha lasciato debiti per oltre 15000 euro (qui una cifra enorme)
Chi si è preso l’incarico di rimettere in sesto i bilanci, l’amministratore della Diocesi di Maralal, Padre Peter Musau, è venuto personalmente a verificare le condizioni del campo, e mi ha promesso che un po’ alla volta farà in modo di farmi recuperare quanto manca, magari scalando il credito da futuri lavori.
Anche il Vescovo è passato qui da Suguta, tornando da Nairobi, ha apprezzato il lavoro fatto per cercare di rimediare ala situazione, e la nuova tracciatura di campo e tabelloni… 2 giornate intense di lavoro, con qualche ragazzino dei più affidabili che ha dato una mano, oltre che Claudia, la maestra che sta cercando di collaborare e mettere un po’ di ordine in questo caos.
Il “nostro” coach, Erick, da gennaio è malato, è molto dimagrito, e non si capisce bene cosa abbia… si sospetta anche tubercolosi, ora è a Nakuru (qualche ora di viaggio da qui) per accertamenti, sperando di arrivare a capire come possa curarsi.
Altre persone che abbiano voglia di prendersi cura dei ragazzi non ci sono, chiunque viene interpellato chiede soldi prima ancora di cominciare, anche senza avere nessuna competenza per allenare, ma del resto non c’è da meravigliarsi, per molti io sono solo il ricco pollo bianco da spennare…
Da un paio di giorni sono da solo al campo con i ragazzi, organizzo tornei, allenamenti, l’entusiasmo è tanto, ma gli adulti latitano e ho paura che una volta io lasci questo posto, a differenza di quel che ho visto a Tuum e Lodungoqwe, i ragazzi vengano abbandonati, perché la sola Claudia non può far tutto…
Avrei tanto voluto fare delle foto dei ragazzi mentre giocano, ma se arbitro, se alleno, non posso anche far foto, e in questo periodo non ci sono nemmeno seminaristi disponibili ad aiutare, e Padre Albert è sempre in giro per le sue cose, quindi anche lui impossibilitato ad aiutarmi.
Ma la mia testa è dura, continuo a cercare una soluzione, e nel frattempo vado avanti.
A Maralal ho avuto due giorni estremamente positivi, tanti incontri, si sono aperte diverse porte, ma non è questo il momento per parlarne, vi dirò presto di queste novità,della splendida celebrazione per i 25 anni di presenza delle suore missionarie di Madre Teresa di Calcutta, della mia giornata allo SHERP, con il cinema di sabato sera, i pop corn, le caramelle, e del piacevole tempo passato in compagnia di Daniele e Yasmin di Find the Cure.
C’è tempo… e c’è tanto da fare… spero in tanti vogliate aiutarmi in questa pazza avventura, affinché i giovani Samburu possano crescere senza per forza dover abbandonare la loro terra.
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