Un buon inizio

Ed eccoci qui, alla prima puntata del mio oramai SETTIMO viaggio in Kenya, il QUINTO da quando è nata Samburu Smile… se ripenso ai miei primi viaggi mi accorgo di quanto è cambiato il Kenya, a partire da Nairobi, e di quanto sono cambiato io… 

Sono più vecchio, sicuramente, e certi sbattimenti li accuso di più, e forse mi faccio sorprendere meno, in positivo e in negativo, da certi avvenimenti, ma quel che rimane intatta è la voglia di riuscir a dare qualcosa agli altri, e di imparare da loro, cosa che spesso si sottovaluta… 

Credo di aver fatto molto in questi anni, non tutto quel che avrei voluto, ma una cosa me la rimprovero, e cioè il non esser riuscito a coinvolgere come avrei voluto altre persone in questo progetto!

Colpa mia, sicuramente, e spero di avere le forze, le energie e le capacità di rimediare nel futuro prossimo…

Ho cominciato a coinvolgere altri kenioti, in particolare gente di Nairobi, persone di buon cuore, che, anche se senza risorse economiche da dedicare ai giovani Samburu, stanno mettendo a disposizione parte del loro prezioso tempo…

È vicina la nascita di una NGO ufficiale qui in Kenya, registrata come l’omonima italiana col nome di Samburu Smile, e io sarò uno dei soci, perché il mio desiderio di farli crescere, responsabilizzarsi ed esser orgogliosi di ciò che fanno va oltre il campo da basket.

Nella mia prima settimana in Kenya, questo anno, sono rimasto a Nairobi, e ho girato tra campus universitari (non pensate agli omonimi americani, restereste delusi), campetti improvvisati e programmi vari, ho incontrato tanti coach, alcuni molto poco esperti, altri più scafati, tutti però uniti da un grande amore per la palla a spicchi e dal desiderio di essere promotori di qualcosa di nuovo, di qualcosa che possa dare ai giovani kenioti una chance in più per migliorare la loro vita! 

Ho incontrato Martin, coach di un programma per ragazzi “difficili” nella zona di Umoja, poi James, un ragazzone keniota che ha avuto la possibilità di crescere e studiare in Canada, vivendo lì per 13 anni, ma che ora, messa su famiglia, è rientrato a Nairobi ed ha fondato un programma di diffusione della pallacanestro, Beyond Hoops Africa, e Trevis, un coach americano con un cuore enorme che gira il mondo “predicando” basket.

Alcuni di questi coach, in cambio del tempo che ho dedicato loro con clinic e allenamenti vari, verranno qui dai Samburu quando io sarò in Italia, e saranno loro, a loro volta, a supportare il lavoro degli inesperti coach locali, quasi del tutto a digiuno di conoscenze tecniche…

In questo modo andremo a creare una rete, una ragnatela, che un po’ alla volta speriamo si estenda sempre di più, e diventi veicolo di conoscenze e di competenze per tutti.

Nei miei lunghi tragitti a piedi per la metropoli africana (mai meno di 15 km a piedi, per evitare gli ingorghi assurdi del traffico) ho trovato una Nairobi diversa, come sempre più affannata alla ricerca di una occidentalizzazione che forse li farà sentire più vicini a noi, ma che toglie anche un pizzico di fascino a quella che era la “mia” prima Nairobi.

Resta a caratterizzarla il sempre più marcato gap tra la fascia povera, che vive di stenti, e quella ricca, che non si fa mancare proprio nulla.

Ho notato che le caratteristiche buste nere di plastica (un po’ come i nostri caratteristici sacchetti della spesa) sono completamente spariti, in virtù di una nuova legge e di multe salatissime, e sono state sostituite da buste ecologiche coloratissime e resistenti, con impressi i più svariati marchi pubblicitari.

Anche la viabilità si è arricchita, un nuovo “bypass” ha in parte decongestionato alcune aree, ma nelle ore di punta entrare e uscire dal centro città è una impresa per pochi temerari…

Il tempo a Nairobi è corso veloce per me, 6 giorni intensi, utili, ma adesso che sono arrivato a Suguta inizia la parte più dura e complessa del mio progetto.

Ho trovato il campo e i canestri in condizioni abbastanza disastrose, ma in compenso ho ricevuto l’abbraccio dei bambini, e anche di alcuni adulti, felici di rivedermi ancora qui, per il sesto anno consecutivo…

Oramai sono di casa qui, e devo trovare come far funzionare le cose al meglio, perché, come dico sempre ai ragazzi che alleno, chi vuole veramente qualcosa trova una strada, gli altri una scusa (e qui di scuse valide, per mollare e cambiare aria, ce ne sarebbero tante davvero).

Mi fermo qui per oggi, sperando di avere ancora tante persone dall’Italia che hanno voglia di seguirmi, sostenermi, conoscere i segreti del fantastico popolo Samburu, e partecipare, in un modo o nell’altro, a questa folle avventura!

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